giovedì 13 ottobre 2011

IKEA, no grazie! (peccato, però...)

Strano, ma vero. Io sono un estimatore di IKEA, ho comprato molti articoli IKEA. Ammiro la filosofia "lean", non sul modo di produrre che ingoro, ma contenuta nei prodotti stessi.
Nella mitologia politically correct sulle multinazionali, McDonals' è "nobbuono" e IKEA è "buono".
Il mio disappunto con IKEA non è nemmeno legato alla pubblicità che rappresenta un coppia gay. (Dalle mie citazioni di don Milani e di don Giussani, si può evincere che io sono cattolico osservante, ma proprio perchè stimo quei due personaggi, non ritengo sensato perdersi in "battaglie di retroguardia"!)
Il mio disappunto con IKEA non è legato nemmeno alla polemica sulla nuova sede, la cui autorizzazione recentemente è stata negata dalla Provincia di Torino.
Il mio disappunto con IKEA non è legato nemmeno ad un prodotto che non mi ha soddisfatto, anzi è per un prodotto di cui possiedo un esemplare, e ne vorrei comprarne un altro : uno scaffale BENNO.
Ma, soprattutto da quando la IKEA non è più presso il centro commerciale "Le GRU", andare fisicamente mi porta via troppo tempo, almeno tre ore. E' molto difficile trovare tre ore libere consecutive.
Sarei disposto disposto a pagare un servizio di acquisto on-line (fornito da molti altri venditori) fino a 30 euro.
Invece IKEA, sì, ti porta a casa la roba, ma devi andare tu fisicamente nel magazzino a chiederla, proprio quello che volevo evitare.

E qui inizia il "bello". Volevo segnalare a IKEA questo problema, per convicerli ad attivare il servizio. (Lo so, non basta la mia e-mail, ma se questa fosse stata la 500esima della settimana...) Invece non è possibile fare segnalzioni.  All'IKEA - negozio fisico - c'è una "cassetta-dei-suggerimenti", ma nel negozio fisico, appunto!
Ero giunto al punto di voler connettermi al signor Ingvar Kamprad su linkedin per poter comunicare!
Non capisco questa volontà evidente di IKEA "se non vieni fisicamente, non puoi neanche parlarci". Avranno fatto i loro conti, avranno la loro "politica di qualità"... va a sapere. Ma sta di fatto che io sono fuori dal loro target di mercato e starò, purtroppo, senza BENNO.

PS: Tornando al discorso della "provincia di Torino" che ha negato l'autorizzazione, se fossi stato Saitta avrei fatto anch'io così, per "pararmi il culo". Finchè vieti va sempre bene, ma se autorizzi  potrai avere rogne, in futuro. Ma a parte questa "distorsione italica", è proprio importante andare fisicamente "in loco" per avere un prodotto standard, a catalogo?

Ho scritto questo post sperando che qualche responsabile IKEA lo legga.

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