domenica 30 novembre 2014

Allergie.

I giudizi cambiano. Un tempo trovavo Il Foglio un giornale interessante, mentre mi infastidiva la posizione del Fatto, che tendeva a generare rancori e la storia del secolo scorso insegna che il rancore dell'impiegato trova spesso gestori interessati. Ma ho trovato una violenza del piccolo borghese espressa in modo ancora peggiore ne IL FOGLIO.
Già il giornale era pesantemente scaduto con la lettera a Papa Francesco. (mia nonna avrebbe detto "mostrije ai gat a rampiè") poi insopportabili le "preghiere" di Camillo Langone. Come molti protestanti da quattro soldi, per fortuna non tutti, tira per i capelli citazioni bibliche per avvalorare opinabili tesi. Ha certe fisse legittime, gli piacciono le tonache dei preti e le candele e le sacralizza come paradigma di cattolicità. Ad una giusta critica di certi eccessi degli animalisti, lui risponde con idiozie ben peggior.
Ma la cosa più raccapricciante sono i due articoli due contro la normativa che prevede che i ristoranti avvertano di possibili ingredienti allergenici e agiscano per permettere agli ospiti con allergie di mangiare presso di loro.
Ho un figlio allergico al pesce che ha un amico allergico (ancora peggio!) all'uovo.
Premesso che mio figlio, ma qui in ITALIA dove l'uso del contatto umano è ancora in vigore, chiede gli ingredienti e avverte delle sua allergia. La critica alla normativa, se la si voleva fare, era una critica alla scarsa "italianità" dell'Europa. (Nelle grandi catene di ristorazioni non chiedi a "Pino" che ti prepari "il solito"!).
Invece Langone "Gli allergici mangino a casa loro!" Teorizza la cultura dello scarto, tanto per contraddire Papa Francesco!
Peggio è stato un articolo serio in cui contraddiceva l'esistenza dei celiaci, in un popolo di pastasciuttari.
Questa è ignoranza pura, perchè è vero che c'è stato un reciproco adattamento delle speci coltivate per l'alimentazione e la popolazione, per cui in teoria dopo secoli quello che una popolazione coltiva è quello che digerisce. Questo, che per il grano ha raggiunto l'apice ai tempi di Mussolini, si è spezzato negli anni 70:
- con l'introduzione di nuove qualità, che non hanno avuto la selezione darwiniana sulla popolazione, (leggasi Antifragile) nè mi risulta che prima di coltivarle ci siano stati particolari test sulla loro "digeribilità"
- con l'introduzione della mietitrebbia che salta una fase del processo produttivo da secoli utilizzato, cioè i fenomeni chimici che accadono nel grano mietuto in attesa di essere trebbiato.
Tento di spiegare questo in un commento, che si incunea tra quelli di lettori che detestano le imposizioni tout-court. Il commento che mi viene dato in risposta dice sostanzialmente che ci sono maggioranze e minoranze e proteggere le minoranze ha dei costi che alla lunga impoveriscono tutti.
A parte la crudeltà di questo (la maggioranza della gente sta fuori dall'ospedale....) è errato per due motivi.
1) Ognuno di noi è minoranza per qualcosa e maggioranza per qualcosaltro, oggi. Domani il qualcosa e qualcosaltro saranno cose diverse. Quindi mediamente siamo sempre in pareggio.
2) I costi per includere tutti, sono investimenti con un doppio ritorno: 1 ritorno è proprio che mi sforzo per trovare nuove soluzioni e quindi mi ingegno, mi attivo, progredisco etc... 2 ritorno è che "l'incluso" a sua volta può dare un contributo positivo che da escluso non avrebbe potuto dare.
Il liberalismo questo non lo capisce.

Dopo che l'evidenza aveva dimostrato a tutti i socialisti europei che l'URSS non era un esempio da seguire e i comunisti italiani faticavano ad ammetterlo, Berlinguer fu costretto a muovere critiche all'URSS, timidamente disse che l'Unione Sovietica presenta "tratti illiberali". In realtà quello fu un complimento!